Il presente volume raccoglie studi sulla traduzione nei regimi totalitari europei del Novecento, approfondendo i vari meccanismi di censura e di manipolazione ideologica impiegati in Italia durante il fascismo, in Portogallo sotto la dittatura di Salazar e nei Paesi del Blocco Orientale nel periodo comunista. Gli studi, incentrati sulle strategie di controllo, sul ruolo dei traduttori e sull’autocensura come risposta alla repressione politica, mettono in luce i punti di contatto tra diverse esperienze culturali, evidenziano le dinamiche di apertura e chiusura verso l’estero dei rispettivi spazi letterari, offrendo spunti per una storia della traduzione in contesti coercitivi e invitando a riflettere sull’eredità culturale di tali regimi.