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copertina 9788867390656 Elogio dell’empatia

Elogio dell’empatia
Appunti per la ricognizione di una dimensione relazionale specificamente umana

Autore:  Alessandro Dionisi
Città Nuova Editrice, 2014
ISBN: 978-88-6739-065-6
Formato: 17 x 24
Pagine: 256
Area 06 - Scienze mediche
Il titolo di questo lavoro fa volutamente e umilmente eco ad un altro ben più noto titolo storico: quello di “Elogio della follia”, fortunato ed agile scritto di Erasmo da Rotterdam, pubblicato 500 anni or sono (negli anni intorno alla prima decade del XVI secolo, secondo le varie fonti). Vuole essere, come si descrive anche nell’introduzione, una sorta di celebrazione del lavoro del grande umanista, inserendo nel vasto tema dell’umanizzazione l’elemento ormai irrinunciabile dell’empatia, sul quale declinare ed articolare l’umano: vale a dire la nostra capacità di calarci nei punti di vista dell’altro e produrre una relazione intersoggettiva che solo in tal modo può definirsi del tutto “umana”, con le varie implicazioni interpersonali e culturali che ciò comporta e favorisce. Si produce una ricognizione della capacità empatica osservata nel suo declinarsi su varie aree speculative ed operative, da quella biologica a quella clinico–psicoterapica e, più in generale, alle aree culturali socio–antropologiche e filosofiche, con le connessioni esistenziali che ne derivano. Queste ci dicono che l’empatia è sostanzialmente un atto etico, qualora si abbia il buon senso di non operare riduzionismi sulla dimensione etica, né estetici, né religiosi, né “psicologistici”; è l’atto attraverso cui ci rendiamo conto che un altro essere umano è un soggetto d’esperienza come lo siamo noi: vive sentimenti ed emozioni, soffre e gioisce, compie atti volitivi e cognitivi. Comprendere ciò che sente, vuole e pensa, è un elemento essenziale della convivenza umana nei suoi aspetti sociali, politici, etici. È la prova che la condizione umana è una condizione di pluralità, è una condizione polisemica. Avvicinandoci all’empatia ci caliamo nei presupposti stessi della comunicazione umana, in quanto senza di essa il comunicare diviene un evento caricaturale. Gli uomini, infatti, hanno spesso l’illusione di essere in rapporto tra loro ma propongono molto frequentemente prevalenti espressioni superficiali che, anziché creare un collegamento, aumentano la solitudine individuale e non riescono a legare un soggetto all’altro all’interno di attività soddisfacenti, verso scopi comuni, entro sintonizzazioni emotive ed affettive. Senza utilizzare l’empatia, il clima relazionale di cui ognuno fa esperienza, si propone solo come verità diversa da quella altrui, senza sapere a quale orizzonte comune si debba e possa appartenere. Quando invece il mondo si strutturasse secondo i codici naturali dell’empatia, costruttivamente orientata, non si sarebbe più tentati di proporsi distruttivi, di produrre armi e di progettare guerre. Qualora si permetta ad una comunicazione fondata su un’empatia non strumentale, di poter fecondare anche le metodologie gestionali e produttive ed i modelli di sviluppo socio–economico, in luogo della volontà di dominio e delle aberrazioni del potere, sarebbe sufficiente una piena autenticità espressiva per vivere in modo armonico. È ormai l’unica sfida e scommessa sensata di reale sapore evolutivo per i prossimi decenni, per aprire il terzo millennio con una umanizzazione che non tradisca né natura né cultura, ma favorisca una loro integrazione complementare paritetica, cioè fuori da dialettiche dualistiche pseudo–complementari, perché troppo spesso fondate sull’abuso e sull’enfasi forzata e irrispettosa di differenze utilizzate in modo prevaricante, non solo e non tanto in ambito psicoterapico, quanto e soprattutto in termini più genericamente e vastamente sociali.
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