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copertina 9788806203399 Geologia di un padre

Geologia di un padre

Autore:  Valerio Magrelli
Giulio Einaudi editore, 2013
ISBN: 978-88-06-20339-9
Formato: 17 x 24
Pagine: 160
Finalista premio Campiello 2013. Immaginate un mucchio di bigliettini disordinati e sparsi in un cestino, appunti scaturiti dal riaffiorare di vecchi ricordi o da episodi dell’infanzia. Un po’ come gli scontrini o i foglietti di fortuna su cui all’occorrenza Montale andava annotando espressioni o immagini che più tardi sarebbero diventate il nucleo di alcune poesie, allo stesso modo le note sul padre che Valerio Magrelli ha trascritto nel corso degli anni sono rimaste a lungo in sospeso. Tuttavia, pulsanti “come il bandolo canoro di un’infinita matassa di storie”, dopo la scomparsa del padre questi brandelli di storie hanno dato vita ad un libro: ci sono voluti dieci anni - il tempo necessario a farne sedimentare i contenuti - affinché quella “cattiva infinità scrittoria” prendesse la forma di una biografia dedicata al genitore scomparso. Suddiso in ottantatre capitoli - corrispondenti agli anni di vita del padre scomparso - ma non necessariamente disposti in ordine cronologico, Geologia di un padre ricostruisce i tratti di un uomo visceralmente amato, una figura importante quanto problematica con cui fare conti: caratterizzato dalla forte personalità, iroso e testardo, colto ma del tutto privo di senso pratico, dolce e al tempo malinconico, Giacinto Magrelli è stato per il figlio “lo zenit della sua ammirazione infantile”. Solo da adulto Valerio ne ha ravvisato i primi segni di fragilità, i limiti che hanno reso quel padre dall’aura eroica umano, debole e indifeso, ed è in questi momenti che il figlio ha scorto riflessa sul suo volto l’immagine paterna e ne ha ravvisato i segni della comune appartenenza, di quello che lui stesso definisce come un “contagio”. Geologia di un padre è un libro intenso, coinvolgente ma anche estremamente lucido. L’uso razionale e ragionato della parola che è una costante della produzione poetica dell’autore permane infatti anche in quest’ultimo lavoro. La prosa è contratta (i capitoli sono quasi sempre brevissimi) e per questo particolarmente intensa, pervasa da un uso abbondante di immagini che trasportano il lettore in una dimensione lirica. D’altra parte Magrelli approda alla prosa dopo un lungo praticantato poetico (dalle prime poesie apparse su «Nuovi Argomenti», alla sua opera più famosa Ora serrata retinae del 1980 fino alle poesie raccolte nel 1996), e nonostante la necessità di ampliare il proprio orizzonte in una direzione prosaica e più immediata, è e resta un poeta. Le teorie psicanalitiche insegnano che spesso i lutti producono un lavoro che coincide con l’elaborazione del lutto stesso. Si potrebbe dire altrettanto per Valerio Magrelli: Geologia di un padre è il prodotto del lutto, il superamento della morte del padre che è, per riflesso, anche morte di se stesso, un modo - forse l’unico - per accorciare una distanza geologica da un uomo dai tratti primordiali. Così, il dettaglio biografico - la morte del padre e la percezione della sua assenza - diviene per l’autore tutt’uno con una scrittura stratificata e intratestuale (Magrelli attinge in primis a brani di opere precedenti per rimaneggiarli e dare loro una nuova forma narrativa), prosastica e insieme lirica. In tal modo, grazie alla “carta moschicida del ricordo”, la perdita si trasforma in possesso.
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