“Sguardi” è il titolo che Francesco Terrone ha voluto dare alla sua raccolta poetica che, in effetti, si condensa intorno all’importanza degli occhi e alla loro funzione pervasiva: occhi che sanno piangere, ridere, che cercano e trovano i colori della vita che, generalmente, sfumano da quelli forti a vivaci a quelli più grigi e smorti proprio perché rappresentano la varietà della vita fatta di gioie, attimi di felicità, ma anche di tempeste. Lo sguardo è inteso da Francesco Terrone nella sua molteplicità; non a caso parla di Sguardi perché ogni sguardo è capace di creare relazioni, ma Terrone fa riferimento anche, e forse soprattutto, allo sguardo che il nostro Padre ci manifesta continuamente dall’alto dei cieli accompagnandoci nella varietà dell’esistenza di ciascuno. “Sguardi” è gli occhi che cercano, è le parole che comunicano, è amare l’altro, è un gabbiano bianco che tenta di amare, è la prospettiva da cui si guarda, è cercare l’invisibile, è creare attraverso l’acqua un legame forte, è lo spazio giusto per vivere, è un pupazzo di pietra che rispetta il progetto di Dio, è i bambini che vogliono vivere i sogni, è l’atmosfera di un paese dove vivono giovani e vecchi, è il silenzio, è il corpo che vive la passione, il pensiero, l’azione, è un rivolo d’acqua, è la fuga del vento che trascina nei ricordi e li rende vivi, che fa guardare il cielo ed emoziona, è la voce di una sirena nascosta nel cuore di chi ama, è l’emozione vibrante di un’anima, è un sole che con i suoi raggi lucenti riscalda, è lo sbocciare della passione, è ascoltare un battito del cuore, le voci e il pianto dei nostri fratelli, è il sapore di un’anima che vive e vibra, è una notte che spinge alla preghiera e al sapore della speranza, è le notti d’estate trascorse tra le cose che si amano e ci si perde alla bellezza del ricordo immortale, è frammenti di luce che accendono la vita anche solo per un attimo, è il mistero che può essere penetrato in un’atmosfera di magia, è il tempo che passa mentre il cuore invecchia, è il desiderio di assaporare i giorni nuovi, è il perdersi e ritrovarsi, è il rincorrersi di due amanti, è il mare che accarezza e smarrisce, è ciò che si vede e quello che solo si immagina, è una notte si stelle in cui ci si ama, è le stelle che illuminano sogni e parole, è pazzia, terremoto di emozioni, è colori, è lacrime, è un abbraccio immenso, è il vedersi con gli occhi e toccarsi, è sospiri: “Vorrei che il mio sguardo incontrasse/ il tuo almeno nei sogni, / vorrei raccontarti della mia vita per la tua vita, / una realtà che vivo solamente/ all’ombra di un mondo privo di sguardi” Sempre gli sguardi devono esistere perché è attraverso di essi che avvengono gli incontri e questi creano ponti e questi producono e diffondono amore, senza confini, occhi negli occhi, cuore a cuore, mano nella mano.