«Nato da una condizione esistenziale di totale amarezza, Alma, rimane tuttavia un romanzo ancora aperto alla vita, alla curiosità di conoscere, all’indagine psicologica e letteraria sui maestri della poesia, alla capacità di immaginare e di trasfigurare, com’è sempre stato nelle corde della scrittrice, di vedere oltre e altrove, anche in un mondo alternativo che non esiste come quello che ci riserverebbe il vivere nelle pagine di un libro. Le parole finali, con il dialogo tra l’io narrante e il suo compagno, tra nostalgia e spirito di avventura, che si contrappongono fra i due, diventa così in qualche modo un messaggio di speranza, un auspicio. Quello che l’io narrante ritrovi il suo mondo, il suo Paese e la sua lingua che così profondamente ama e che amerà sempre, al di là dei torti e delle angherie subite, nel segno della grande poesia che fa anche di questo prezioso poema in prosa un’opera d’arte». (dall’introduzione di Enrico Tiozzo)