Napoli, esterno giorno. Un terreno desolato di periferia, a due passi dalla tangenziale. Tutt'intorno rottami, cartacce, sterpaglia. Auto della polizia con i lampeggianti accesi. Palazzi popolari in lontananza e i rumori del traffico in sottofondo. Uomini in tuta bianca si muovono all'interno della zona isolata dal nastro. Un lenzuolo candido ricopre il cadavere carbonizzato di una donna di quarantatré anni, medico presso la ASL del quartiere. Il commissario Antonio Buonocore, la sigaretta fra le labbra, osserva. L'epilogo di un sequestro? Un regolamento di conti? Un delitto legato agli ambienti del racket, della droga o forse della prostituzione? Le ipotesi più banali sembrano le meno probabili, vista la terrificante modalità dell'uccisione. E il brivido che gli corre lungo la schiena è la migliore introduzione a una catena di omicidi le cui vittime, prive di apparenti legami tra loro, vengono stordite e bruciate vive dopo essere state convinte a seguire il loro assassino. In una corsa contro il tempo starà a lui, con l'ausilio di una tecnologica collega dell'UACV, evitare che la serie infernale prosegua all'infinito.