Questo testo, pubblicato nell’anno europeo del patrimonio culturale, fornisce a quanti vogliano avviarsi verso lo studio e la ricerca in ambito patrimoniale l’occasione per comprendere gli scenari contemporanei a partire da un caso concreto: il complesso di pratiche religiose e di saperi naturalistici legati al culto di San Domenico Abate e al rito dei serpari di Cocullo (AQ), che ogni anno il primo maggio mette in scena una delle feste popolari più emblematiche del Mediterraneo, dove è possibile manipolare serpenti vivi. Come è noto, nel corso del Novecento gli strumenti normativi (convenzioni UNESCO in primis) hanno segnato la storia dell’heritage e dei gruppi che aspirano a identificarsi in determinati tratti culturali, amplificandone, come nel caso cocullese, i risvolti sociali, per cui il paese appenninico che fino a cent’anni fa costituiva una unità produttiva ed economica oggi vive sostanzialmente intorno alla propria festa patronale. Il testo, ripercorrendo le specifiche costruzioni e gestioni di oggetti e situazioni patrimoniali a Cocullo, fornisce esempi di come il dibattito scientifico e legislativo incida sulle concrete dinamiche dei patrimoni.