Edoardo Ferruzzi è stato il primo atleta cittadino a conquistare una discreta notorietà fuori dai confini dell’Alto Lazio, ottenuta grazie alle sue vittorie in diverse corse podistiche soprattutto a Roma, in anni in cui la pratica sportiva era fatta di passione e sacrificio, e le poche gratificazioni anche economiche non compensavano sicuramente l’impegno e la fatica.
In alcuni dei suoi lavori del passato ne aveva colpevolmente sottovalutato la storia e i risultati.
Spera di essere riuscito con questa ricerca a illuminare nella maniera dovuta la figura di questo atleta autenticamente viterbese, e a ricostruirne almeno in parte anche la dolorosa vicenda umana, che è andata di pari passo con la carriera sportiva.
La ricerca ha percorso con una certa difficoltà lo stretto crinale che divide la ricostruzione desunta dai documenti ufficiali dell’epoca e quella tratta dai ricordi e da una tradizione quasi del tutto orale, arrivata fino ai giorni nostri grazie all’impegno dei parenti di Ferruzzi.
Inutile dire che la prima non trova quasi mai riscontro nella seconda, e viceversa.
Visti i tempi in cui le vicende si svolsero, non poteva che essere così, e non solo perché gli archivi del Ventennio spesso sembrano portare i segni di alcuni interventi – per così dire – di bonifica.
Resta comunque intatta la figura del Campione, perché non mi sembra esagerato definire così un figlio del popolo che esce da una piccola cittadina, e si fa largo sulle strade della Capitale, per giunta in una disciplina tra le più povere: la corsa a piedi.