Il principio di eguaglianza costituisce la pietra angolare degli ordinamenti democratici occidentali al punto che, per quanto i tempi storici stiano sottoponendo i sistemi giuridici a nuove pressioni e compressioni ideologiche, sarebbe impossibile pensare di rigettarlo. Eppure, l’unanimità normativa sopra questo consenso, per come essa sembra emergere in particolare dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 e dalla Dichiarazione di Vienna del 1993, è non solo affatto recente ma anche difficile da articolare in termini così concreti. il diritto antidiscriminatorio rappresenta, infatti, un tentativo di rispondere alla domanda di sostanzialità sempre più incalzante, tanto a livello sovranazionale quanto sul piano del diritto interno, ponendosi forse come una delle più rilevanti questioni giuridiche del nostro tempo. Attraverso una chiave di lettura giusfilosofica, il volume propone una riflessione su alcuni aspetti fondamentali del diritto antidiscriminatorio, a partire dalle questioni di genere. In particolare, mediante una specifica interpretazione dei principi di eguaglianza e di libertà personale, mira a cogliere l’impatto delle discriminazioni di genere, delle strategie di gender mainstreaming e di women’s empowerment (così come stabilite dalla Conferenza di Pechino del 1995 e con riferimento a una dimensione “relazionale” dell’autonomia), nonché delle trasformazioni prodotte dalle tecnologie informatiche nei rapporti tra i sessi.