Un ventenne calabrese arriva a Milano in cerca di lavoro alla fine degli anni sessanta, portando con sé il pregiudizio che il capoluogo lombardo sia la città più razzista del mondo, come dicevano al bar del paese. Trova un impiego come aiuto cuoco in un ristorante lussuoso di via Montenapoleone, dove l’altra aiutante è Michela, milanese, che poi sposerà. Il ristorante chiude a causa di un delitto e così sono costretti a cercare un’occupazione altrove. Sono i giorni che precedono lo scoppio della bomba di Piazza Fontana. Antonio e Michela, grazie a un colpo di fortuna, riescono ad aprire un loro locale, ma quando viene chiesto il pizzo lui si rifiuta e in un impeto d’ira uccide i due esattori. Da questo momento le vicende si aggrovigliano; nel carcere Antonio ha un repentino mutamento della sua natura, fino a diventare il capo della ndrangheta lombarda. La vicenda prosegue ricca di colpi di scena a catena, fino a quando Antonio non conosce la storia di Giangiacomo Feltrinelli, che lo affascina e lo esalta, facendogli scoprire la forza e la bellezza degli ideali al punto da farne un’icona.