Il volume racconta come, fin dall’antichità, si sia strutturato un pensiero che ha sempre negato l’identità umana del bambino, pensiero di cui si intravede la presenza ancora nella nostra epoca. È una ricerca storica che adotta criteri particolari di rilettura delle opere e dei personaggi di quei secoli sostenendo la tesi che la realtà diversa e del tutto sconosciuta, rappresentata dal neonato e dal bambino, ovvero il mondo irrazionale delle passioni umane altrettanto sconosciuto, è stata avvertita dai sapienti delle varie epoche come minaccia nei confronti di una consolidata realtà razionale. Si sostiene inoltre che teorie negative sull’infanzia siano state spesso elaborate e diffuse proprio da filosofi, poeti e teologi; si tratterebbe dunque di una forzatura culturale operata nel tempo da infime minoranze, in opposizione ad una cultura popolare probabilmente animata da una visione meno distorta della realtà dei piccoli.