Nell’essere umano non esiste un’energia vitale buona e un’energia vitale cattiva ma un’unica energia vitale che può essere volta alla costruzione o alla distruzione. L’educazione ha come compito, quindi, non la soppressione dell’energia "cattiva" ma la canalizzazione di questa verso scopi costruttivi. In una persona la stessa energia che è servita alla distruzione può servire alla costruzione. Questo approccio appare oggi particolarmente necessario perché nell’immaginario collettivo a fronte dell’emergere di questo, come di altri fenomeni di devianza o di disagio giovanile, sembra che l’unica risposta possibile sia quella di interventi o di contenimento o di tipo terapeutico. Quasi il bullismo fosse una sorta di patologia individuale e/o sociale dimenticando che esso non è una malattia ma, semplicemente, un progetto relazionale e un modo di costruzione di sé inadeguato e, quindi, disumanizzante.