Complicato, credo, definire il vocabolo “raziocinio”, se nodo del tempo nostro e di ogni altro è l’umano “intelletto”… posto che tale sia. Perché il sospetto che anima questo libro è se le conquiste umane paghino senza scampo il prezzo dell’inestricabile miscuglio, per causa del quale la distinzione tutta manichea fra bene e male, fra paradisi e inferni, fra giusto e sbagliato, fra buoni e cattivi è tanto consolante per quanto ingannatrice. E il sospetto quindi che la condizione umana non sia davvero tutta speciale, posta al centro di un Universo che invece confini non ha, e quindi non ha alcun “centro”.