«Per Terrone l’uomo è sinonimo di energia, di vita, di sentimento, di emozioni, di amore: quindi, in una sola parola, amore. Questo termine non a casa ha una frequenza altissima, al pari di “vita”, nelle sue composizioni.
Una lettura superficiale ti farebbe giudicare Francesco Terrone un poeta tardo crepuscolare, oppure un viatore notturno preromantico che canta romanze ispirate da un amore infelice. […]
Invece Terrone è solare, o prevalentemente tale. […] Fedele alla propria cifra poetica, Terrone ondeggia tra l’Io” immanente e l’Io” trascendente, spirituale, onirico, quasi fosse un antico sacerdote a cui gli dei hanno ingiunto di aprire il vaso di Pandora e perciò si dibatte tra il timore di averlo aperto troppo e la nostalgia di avere (forse!) detto anche una parte significativa del “sommerso”, dell’intimo sentire, che gioiosamente condivide con l’amore della sua donna-angelo, del granellino di sabbia o del (paterno) aquilone, In questa temperie ed in questa situazione di stalli (che trono a definire enigmaticamente amletica), egli organizza gli stilemi poetici che gli vengono dettati quali imperativi dell’ethos, non dimenticando che poesia (poiesis) ha il significato etimologico di “creazione”, “azione”». — Aldo Garibaldo JATOSTI
