“Mi chiamo Alfredo Mantovani e sono costretto a dare una svolta alla mia vita". Sembrerebbe l’incipit di un libro sveviano o una storia da srotolare attraverso un meccanismo di liberazione dell’io. Invece, si tratta di un racconto calato nel suo tempo, in uno spazio geografico definito, con un linguaggio di assoluta spontaneità, il protagonista racconta l’avventura di un giovane uomo di fronte alla crisi che gli piove addosso a causa di un momentaneo cedimento alle tentazioni della carne. E se questa "carne" è la moglie del proprio migliore amico, allora le cose si fanno difficili. E la storia, insomma, di una incoscienza adolescenziale che si prolunga nella coscienza critica di un’età adulta: quando questo succede, è come l’infrangersi della propria immagine contro lo specchio che la riflette. Tutto si frantuma, ed in quelle schegge di specchio che riflettono solo una parte del tutto bisogna avere il coraggio di rinvenire il profilo di una nuova identità. S’impone una scelta: affrontare il resto della vita con una nuova consapevolezza o, al contrario, si può vagliare la fuga dalla vita, verso nuovi inediti orizzonti.
Alfredo farà la sua scelta.