L’espressione “nuova rieducazione” denota un fenomeno di strisciante mutazione del sistema sanzionatorio che si caratterizza sempre più per la torsione eticizzante e per l’impronta correzionale propria di diversi istituti, tra i quali quelli che si collocano nell’ambito della “giustizia riparativa”. Il presente lavoro si propone di analizzare il dibattito che contrappone, a una nozione “laica” di rieducazione, che tende alla c.d. probità legale del condannato, una versione più invasiva e illiberale di rieducazione proiettata sul foro interiore. La critica ispirata al c.d. paradigma garantista mira a porre in discussione la compatibilità di questa nuova curvatura del sistema penale con i principi costituzionali posti a fondamento del diritto penale “liberale”.