La scienza e la letteratura italiana, in periodi più o meno lunghi delle loro rispettive storie, sono state amiche o compagne; a partire dal Cinquecento i saperi umanistici e i saperi scientifici hanno però cominciato a dividersi, e le separazioni e specializzazioni accademiche tardo-ottocentesche li avrebbero poi fatti divorziare per sempre. Questo volume, che esce nel settecentocinquantesimo dalla nascita di Dante, è il frutto di un sodalizio fra uno scienziato e un letterato. Il suo ambizioso obiettivo è di segnare in qualche modo la strada, ben oltre l'esegesi dantesca, come proficuo luogo d'incontro fra conoscenze diverse. Perché il viaggio intrapreso per ricondurre Dante, pur nell'altezza e nella complessità di un'arte e di un pensiero ineguagliabili, all'umana misura di un serbatoio di esperienze e di conoscenze sempre ben ancorate alla terra, sia anche un modo per sentirlo in futuro ancora più vicino, per considerarlo «uno di noi».